L’EXPRESSION PRIMITIVE È UN’UTOPIA
“L’Expression Primitive è un’utopia”, è stato scritto sulla lavagna dal nostro direttore responsabile della didattica, Cinzia Saccorotti, durante l’ultimo residenziale nell’agosto 2002, dopo una sua conversazione serotina con Herns Duplan, colui che, dell’Expression Primitive, è stato il fondatore e l’iniziatore [1]. La mia reazione è stata duplice; da un lato, mi è venuto da sorridere dentro di me, ironizzando sul fatto che si trattava di un vero “coup de théâtre”: arrivati al termine della formazione, vi diciamo che abbiamo ragionato su un mito, su una chimera… In realtà, nella sua evidente provocazione, sentivo che la frase aveva un suo nucleo di verità profonda, in sintonia perfetta con quanto in effetti, sin da mio primo incontro con Herns Duplan, mi era sembrato di cogliere nel suo modo di proporre quello che per lui è sempre stata una “ démarche”, un modo di procedere, nella ricerca. Se è ricerca, l’Expression Primitive non può che essere in costante movimento, va sempre oltre; ce ne costruiamo una definizione, ne estrapoliamo dei principi fondamentali, delle parole chiave, che sono senza dubbio leciti quando sono il frutto di un’analisi rigorosa, fondata su regole di oggettività e scientificità, ma dobbiamo procedere con cautela; troppi fraintendimenti ci sono stati fino ad oggi, troppe manipolazioni, di fronte alle quali Duplan ha dovuto prendere posizione e dissociarsi, sentendosi tradito rispetto allo spirito originario della sua intuizione e del suo lavoro. Bisogna prima di tutto essere consci che nessuna definizione è definitiva, bensì evolutiva e iscritta nelle leggi del moto perpetuo.